UN FILM, UNA SERIE

IL RACCONTO DELL’ANCELLA

Dal romanzo di Margaret Atwood due film e una serie televisiva di successo

di Cristiana Filipponi

Esce con enorme successo nel 1985 il romanzo distopico “The Handmaid’s Tale” di Margaret Atwood, una delle voci più note della narrativa e della poesia canadese, già soggetto del film del 1990 diretto da Volker Schlöndorff. La serie della Holu “Il racconto dell’ancella”, porta fedelmente sul piccolo schermo dal 2017 una storia che resta impressa nella memoria. Resta perché scuote, ferisce, interroga con la capacità che ha di scomodare e far riflettere su tematiche sensibili e attuali. Sottomissione della donna, asservimento del corpo femminile, perdita dei diritti, maternità surrogata, potere e religione; questi i temi trattati che risuonano potenti nella sceneggiatura, nei dialoghi, nello stile visivo e nella cura dei dettagli, dalla fotografia ai costumi.

In un futuro nemmeno poi così lontano dai nostri giorni, cambiamenti climatici, radiazioni nucleari e inquinamento di aria e acqua provocano un vorticoso calo delle nascite e una diffusa sterilità. Con un colpo di stato un gruppo di persone fondano la Repubblica di Gilead che, a dispetto del nome, si impone invece come regime dittatoriale. Il nuovo ordine politico si basa su rigidi fondamenti religiosi e in particolare su un passo delle Sacre Scritture. A Gilead potere e religione si uniscono per reprimere altri credo e abolire gli stili di vita passati ritenuti la causa della dilagante infertilità.

Un romanzo, un film e una serie televisiva che, a distanza di anni dall’uscita della prima stagione, fedelissima per altro al testo scritto, lascia la consapevolezza di quanto ancora ci sia da fare per l’uguaglianza dei diritti, per il rispetto dei corpi, per la libertà delle scelte, di quanto ancora sia sottile la sottomissione della donna, anche e soprattutto psicologica, in virtù di un disegno più alto e divino. Perché Gilead sia soltanto una distopia.

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