Il “Mistero della casa di bambole” è un brillante e vivace racconto di Vita Sackville-West. Il manoscritto, inedito e sconosciuto per tantissimo tempo, è stato pubblicato nel 2018 dalla Royal Collection Trust, l’associazione che cura le collezioni della famiglia Reale. Il libro, illustrato da Kate Bay Layè, è dunque una storia dentro un’altra storia.
«Cogliere l’opportunità del rapporto fra padre e figlia per indagarlo dal punto di vista del coaching, offrire uno strumento ai genitori per migliorare la propria competenza educativa e realizzare un effetto domino di rinnovamento culturale». Questo l’intento del libro nelle parole dell’autore stesso, Girolamo Grammatico.
Due film che, nel mese in cui si festeggia Mamma, ci invitano a riflettere, su maternità e filiazione, ad allontanarci dagli stereotipi propri della parola ‘mamma’, a chiederci cosa significa essere madri e sapere che anche quell’identità così viscerale non esaurisce la propria persona. Probabilmente ogni donna avrà una sua risposta, e forse la deve cercare. Perché la donna non è solo madre, o non lo è primariamente. Anch’essa di fatto lo diventa, e può diventarlo secondo esperienze esistenziali molto diverse (Claudia Ciotti).
Due film splendidi per riflettere
Incontro molto partecipato proposto dall’associazione Ánemos per presentare il progetto Book Box, nato grazie alla collaborazione tra La Biblioteca La Fornace e il Centro documentazione sulle politiche sociali del Gruppo Solidarietà.
Accompagnato dalla voce e dalla chitarra di Francesco Coltorti, cantautore jesino, il poeta Cristiano Bufarini presenta il suo libro.
Laura Pigozzi –psicanalista lacaniana, insegnante di canto e penetrante indagatrice dei mondi della genitorialità e dell’adolescenza– ha coniato la nozione di Plusmaterno. Secondo la stessa, autrice dell’ultimo libro Troppa famiglia fa male, il termine indica la pulsione della famiglia che la fa tendere ad una chiusura claustrofobica verso se stessa portando molti genitori a concepire il nucleo familiare come alternativo al sociale, privando così i figli di una educazione all’autonomia e all’apprezzamento delle differenze.
Nell’era contemporanea, la fruizione di informazioni avviene in maniera eccezionalmente rapida. Siamo abituati a tempi di attenzione di pochi secondi e quando “scrolliamo” le pagine web, molto spesso le informazioni sono ridotte a un semplice post di poche righe. Ma siamo davvero sicuri che quel post o quel tweet così breve possa offrire informazioni serie e affidabili?