In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, l’associazione Anemos ha il piacere di avere in questo spazio Cristina Donati Meyer. Nata a Milano da una famiglia di origini ebraiche Cristina è “un’artista eclettica, capace di passare dal pennello e dalla spatola, con cui incide e graffia una tela, ad arrampicarsi in cima a un palazzo o ad un monumento e lasciarsi il vuoto sotto per un happening di denuncia”.
Cristina ama definirsi “ARTIVISTA”, in perfetto accordo con VINCENZO TRIONE, professore ordinario di Arte e media e di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università IULM di Milano, il quale nel suo ultimo libro “ARTIVISMO” scrive appunto che l’artivismo è “una nuova forma di arte politica. Gli artivisti si interrogano su alcune emergenze del nostro tempo. Aprono piste sulla superficie della cronaca. Si impegnano in atti concreti, coraggiosi, visionari. Per immaginare un altro presente,[……] affrontano e sfidano la complessità del reale, si propongono di raccontare drammi sociali ed antropologici”. Così è per Cristina Donati Meyer.
Parte della sua produzione si inserisce nella street art. Le sue opere, come tutte quelle degli street artist non sono relegate dentro le pareti museali o di gallerie ma gratuite e fruibili da tutti. Le sale della sua pinacoteca sono strade e palazzi. Da un’intervista che Cristina ha rilasciato per La Repubblica leggiamo: “L’arte e le idee impegnate e innovative sono “divisive” per natura, non devono piacere a tutti, devono indurre le persone al dubbio, alla riflessione. Le certezze granitiche sono patrimonio di menti poco elastiche e curiose”.
Qui l’intervista a Cristina Donati Meyer e un piccolo assaggio delle sue opere
https://www.instagram.com/cdonatimeyer/
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